La riforma del debate


La parola “rivoluzione” pare obbligatoriamente evocare polveroni e grida di sfida, uomini e donne con armi e bandiere in mano intenzionati a stravolgere un qualche equilibrio politico o sociale pagando anche con il proprio sangue, se necessario. Eppure, tante e fondamentali rivoluzioni sono avvenute, magari prima in silenzio, confinate in un laboratorio in cima a una torre tra specchi e lenti di vetro che riflettono solo gli occhi animati dalla bramosia di conoscenza di chi ne pulisce metodicamente la superficie.
Ma talvolta le rivoluzioni si fanno anche in ambienti più modesti, tra banchi sgangherati, studenti che racimolano un po’ di energia neuronale che magicamente si disperde ogni giorno al primo trillo (suono sgradevolissimo) della campanella, detestabile ma inequivocabile segno dell’inizio della prima ora, studiati dalle occhiate tra il divertito e l’ammirato di qualche professore.
Nella classe 4°A Classico del Liceo Antonio Banfi sono state prese in esame la struttura e la forma del modello classico di dibattito, definito debate in quanto di matrice britannica: criticarne la rigidità e le innumerevoli regole è stato facile, ancora di più lo è stato rendersi conto del fatto che la competitività esasperata non porta sempre buoni frutti. “Alla competitività preferiamo la comprensione”, così esordisce il manifesto sul quale si stagliano i nuovi punti chiave di quello che è diventato il “nostro” συμπόσιον: una riunione conviviale, un banchetto (intellettuale e non) tra amici, colleghi, compagni di classe come occasione per ritrovarsi e discutere argomenti di comune interesse. Quante volte un discorso è stato interrotto dall’ansia e dalla preoccupazione agonistica? Perché si dovrebbe rifiutare a uno studente la possibilità di pronunciare il discorso in qualsiasi condizione si senta più a proprio agio, anche leggendo parola per parola? La nuova forma di dibattito è pensata da studenti che hanno provato in prima persona a discutere argomenti secondo il modello del debate; perciò, hanno bene in mente cosa significa avere la possibilità di parlare tranquillamente, senza preoccupazioni aggiuntive e inutili. Il modello riformato rifiuta lo sterile spettacolo esibizionista prediligendo un incontro di informazioni che possano ampliare e accrescere la cultura di tutti i partecipanti. Gli studenti si sono poi soffermati a pensare (con le mani sul mento e l’espressione corrucciata) al valore vero della vittoria:è veramente necessario rimarcare sempre l’affermazione di una parte sull’altra? No, non nel συμπόσιον: al termine del dibattito non sarà più obbligatorio assegnare la vittoria: i giudici saranno liberi di scegliere se decretare la squadra vincitrice, il pareggio oppure se astenersi dal porre sul podio le due squadre.
Distruggere è molto più semplice e meno problematico di costruire: va bene criticare un modello che pone in risalto i punti di scontro, ma poi? Ebbene, gli studenti della 4°ALC hanno istituito un nuovo organo: il gruppo della sintesi, che si occupa di porre in risalto i punti comuni delle argomentazioni opposte di entrambe le squadre che dimostri quanto è stato imparato.
Purtroppo, nel modello del debate il pubblico poco altro può fare se non annuire con espressione concentrata: il συμπόσιον invece è un’occasione durante la quale le domande del pubblico possono cambiare le sorti della discussione, mettere in difficoltà prima una squadra e subito dopo l’altra. Ma se durante il συμπόσιον saltasse fuori un argomento mai sentito, oppure venisse citato un autore sconosciuto, perché dovrebbe essere rifiutata la possibilità di cercare online le informazioni necessarie? A questo proposito sono state inserite le figure dei ricercatori in ogni squadra: elementi che si occupano specificamente di controllare la veridicità delle notizie citate e fornire altri spunti agli speaker durante i minuti di pausa (ulteriore novità, ritenuti utilissimi per raccogliere le idee e confrontarsi come squadra) tra un discorso e l’altro.
Ma forse l’invenzione migliore della classe è stata il “Botta e Risposta”: una discussione vivace e spontanea, la cui genuinità si contrappone alle risposte forzate del modello britannico, che lascia poco spazio a un confronto aperto e senza troppe regole, durante il quale emerge la vera natura del συμπόσιον: una discussione naturale, che non si lascia ingabbiare nella forma rigida e talvolta soffocante che non permette l’aperto incontro – scontro caratteristico invece del nuovo (oppure originale?) συμπόσιον.

17/05/2022

Articolo a cura di

Giulia D'Arienzo

IL BANFO

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