È il 1810 e Ludwig van Beethoven con il cuore in frantumi compone il brano per pianoforte “Für Elise”. Il nome “Elise” è derivato dall’inesatta lettura del nome della giovane donna, ispiratrice del brano, Thérese Malfatti. Il titolo, dunque, dovrebbe essere “Für Thérese”.
Con una musica avvolgente e parole intense, Beethoven affida il dolore di un amore non corrisposto al suo pianoforte e a quest’ultima lettera (ovviamente immaginaria).
27 aprile 1810
Carissima Thérese,
non gettare questa lettera! Se vuoi, puoi dimenticarmi o rifiutarmi un'altra volta, ma non distruggere questa innocente carta sporca di inchiostro, la cui unica colpa è quella di essere stata tra le mie mani. Forse non apprezzi il mio nome, il mio stato, il mio esile patrimonio, ma quasi con pietà, ti chiedo, almeno, di non odiare la mia musica, quella no: non te lo permetto.
Mi hai causato un’enorme sofferenza, mi hai sedotto, mi hai illuso e poi hai preteso che al suono del tuo rifiuto io scappassi, me ne andassi, abbandonassi questa Vienna, che quasi riconosco a stento, ma dalla quale non riesco mai ad allontanarmi.
Non sono un poeta. Non sono un comandante dalle vesti splendenti. Non sono un politico. Non sono un pittore né un ricco borghese. Sono un musicista. "Cosa sia la musica?", mi chiedevi in quei lieti pomeriggi, in cui celavi il tuo desiderio di illudermi e poi di lasciarmi in briciole.
Non ho saputo risponderti, perché non è da me proporre risposte prevedibili. Hai riso dinanzi al mio silenzio. E io sono rimasto a guardarti, mentre ridevi. Mi hai lasciato con una domanda e io ora sono pronto a lasciarti la risposta.
La musica è tutto e niente. La musica è polifonia e silenzio. É unica ed equivocabile. É multiforme e seducente, tragica e tragicamente allegra. La musica non è di chi la compone, ma di chi la ascolta. La musica è attraente protagonista, inafferrabile comparsa nello sfondo della vita di ognuno di noi, scaltro osservatore, fedele amica, essenziale alleata. In tutti i suoi diversi toni la musica è maestra: ti insegna ad aspettare, a non avere fretta, altrimenti perdi il ritmo, perdi il senso.
Ho composto uno spartito, uno dei miei migliori. L'ho scritto per te, o meglio su di te. È un brano a tratti complesso, che talora sorprende con i suoni più profondi, talora suona più allegro, in sintonia con te, cara Therese. Incomincia con un gruppo di note che si ripete sempre e che suonano come un breve e veloce motivetto ostinato. Ostinato, ma memorabile, come te. Forse anche come me.
Con affetto
Dal tuo Ludwig van Beethoven