Rivivi il medioevo


È possibile tornare indietro nel tempo senza ricorrere a strane invenzioni tecnologiche? Certamente sì, immergendoci nelle atmosfere storicamente magiche rievocate da luoghi antichi ancora oggi ammirabili. Infatti in Italia come in larga parte d’Europa possiamo visitare meravigliosi borghi medievali che ci fanno ancora rivivere la storia degli edifici e delle tradizioni vive e presenti anche a secoli di distanza. A tal proposito vorrei farvi da guida e portarvi a conoscere uno di questi borghi dove il tempo a volte sembra essersi fermato: Castell’Arquato, un imponente complesso medievale fortificato situato sulle prime alture della Val d’Arda in provincia di Piacenza.
Qui sono state rinvenute tracce di presenza umana fin dalla preistoria. A millenni di distanza i Romani lo resero un municipium militarmente strategico grazie alla sua posizione elevata. In seguito i Longobardi vi costituirono un distretto amministrativo e contribuirono alla sua ripresa nell’VIII sec. dopo la terribile pestilenza dell’anno 565 che aveva lasciato desolazione e morte ovunque. In seguito dal 1140 i cavalieri Templari si dedicarono alla protezione delle strade percorse dai pellegrini e soprattutto dela Via Francigena che a Floricum (Fiorenzuola), a pochi chilometri da Castell’Arquato, si divide e una delle diramazioni corre lungo il fiume Arda che attraversa il suddetto borgo.
Entrando nel paese e percorrendo la via principale ci troviamo avvolti in un’atmosfera che da ogni singola pietra e mattone ci trasmette l’autenticità del passato. Inerpicandoci tra edifici storicamente medievali giungiamo infine nel vero cuore del borgo. Infatti, sulla “acropoli” del castello si apre di fronte a noi la meravigliosa Piazza Alta, all’estremità opposta della quale si staglia l’imponente trecentesca Fortezza Viscontea costruita durante la dominazione di Luchino Visconti tra il 1342 e il 1349 sui ruderi di un castrum romano del III sec.. È un edificio esclusivamente bellico costruito sullo strapiombo lungo il pendio del colle, infatti presenta una forma a L e una cinta disposta su due livelli differenti. È caratterizzata da merli ghibellini, camminamenti di ronda, feritoie e sei torri diverse l’una dall’altra e l’unico ingresso è un ponte in muratura, che ha sostituito il ponte levatoio, posto sul lato rivolto sulla piazza. All’esterno è circondata da un fossato asciutto. Inoltre in quest’angolo di Medioevo sorge anche la Collegiata di Santa Maria Assunta già esistente nel 756 con la funzione di pieve battesimale e ricostruita poi all’inizio del XII secolo dopo il terremoto del 3 gennaio 1117 in stile romanico. Nel corso dei secoli ha subito diverse modifiche tra le quali la demolizione del campanile per ordine di Luchino Visconti in occasione della costruzione della Rocca. Fu completamente trasformata nel Settecento secondo i gusti dell’epoca, ma vari parroci, a partire dall’Ottocento intervennero per riportarla al suo caratteristico aspetto medievale. Sul lato nord della piazza troviamo il Palazzo del Podestà, risalente alla fine del XII secolo formato da diversi volumi architettonici e che presenta una scala esterna coperta, ampie finestre monofore con archi a sesto acuto. Fu sempre il centro delle attività del borgo: comune medievale, sede del podestà, pretura e scuola. Castell’Arquato è un museo diffuso e nella parte bassa ospita il Torrione Farnesiano o Torrione del Duca di cui non è certa l’epoca di costruzione, forse iniziata tra il 1527 e il 1535 e terminata 1545 e il 1575. Alto 20 metri, a pianta quadrata, presenta altissimi archi che congiungono 4 baluardi situati agli angoli. All’interno di uno di questi è presente una scala elicoidale che mette in comunicazione i vari piani, mentre gli altri tre contengono piccoli locali a pianta ottagonale. Intorno al torrione aleggia un alone di mistero: ipotetici passaggi segreti lo metterebbero in comunicazione con gli altri edifici del borgo.
Il torrione ricopre l’importante funzione di sede per Gens Innominabilis: la compagnia medievale di Castell’Arquato. Essa è una Scuola d’Arme nata nel 2007 dalla cooperazione di persone che hanno fatto della scherma medievale la loro passione. L’associazione si occupa dello studio di trattati e codici quattrocenteschi e cinquecenteschi che illustrano tecniche della scherma antica. Ricordiamo a questo proposito il “Flos duellatorum” di Fiore de’ Liberi e il “De arte gladiatoria dimicandi” di Filippo Vadi. Un cavaliere, tuttavia, deve avere una preparazione fisica adeguata, e per questo l’allenamento in palestra è fondamentale, come anche seguire una ferrea disciplina. Solo in questo modo si potrà permettere di affrontare i combattimenti a impatto pieno che si svolgono in tutta Europa dove Gens Innominabilis tiene alto il nome di Castell’Arquato. La compagnia è inoltre rinomata per la componente scenografica degli eventi organizzati dall’associazione stessa, grazie ai quali è possibile immergersi in giornate medievali che vedono lo svolgersi di competizioni sportive accompagnate da allestimenti e attività caratteristiche dell’epoca. L’evento più atteso dell’anno è il Torneo di Rivivi il Medioevo, il quale grazie alla sua longevità e importanza in Italia, raduna cavalieri e compagnie medievali a livello sovranazionale. Il Torneo consiste in varie competizioni cavalleresche in armatura svolte sulla base dei duelli cortesi del ‘400 che affascinano spettatori e visitatori di ogni età. È infatti Gens Innominabilis la fautrice di un regolamento per i duelli con spada a una mano e mezza che ha ispirato le dinamiche di combattimento di altre compagnie.
Per parte mia ho avuto la fortuna di conoscere personalmente i cavalieri e gli altri componenti di Gens trovando in loro non solo persone dedite alla scherma medievale, ma disponibili a trasmettere conoscenze e valori che costituiscono la base su cui si fonda l’associazione. Anche grazie a loro ho avuto modo di appassionarmi maggiormente alla storia medievale e a quella dei suoi ideali cavallereschi e di coltivarla non solo a livello teorico ma anche pratico. Mi ha colpito in modo particolare il grande rispetto che lega i componenti di Gens in una profonda amicizia. Credo inoltre che ci sia bisogno di persone come gli Arquatesi, che mantengono viva la cultura della storia; una cultura che, purtroppo, si sta sempre più dissolvendo.

17/02/2023

Articolo a cura di

Edoardo Rancati

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