Circe offre la coppa a Ulisse


Questo quadro è un dipinto olio su tela, eseguito nel 1891 da John William Waterhouse. Il riferimento è
tratto da una scena descritta nell’Odissea di Omero che vede protagonista appunto la Maga Circe, intenta
ad offrire a Ulisse una pozione che lo avrebbe fatto diventare un animale, cosa che aveva già fatto con altri
dei compagni del Laertiade. A salvarlo è Ermes, che gli offre un farmaco magico da mettere nella coppa, il
moli, in modo tale che il fatto non si compia. Questo esatto momento è riportato nel Canto X, nei versi
312-315: “Essa in un trono mi fece sedere, dai chiovi d’argento,
istoriato, ricco; né ai piedi mancò lo sgabello.
Quindi, in un vaso d’oro mi pose un intriso, da berlo;
e, macchinando il mio male, l’aveva d’un farmaco infuso.” (La traduzione è di Ettore Romagnoli.)
Se prestiamo attenzione, nel riflesso dello specchio situato dietro Circe, riusciamo a scorgere Ulisse e la sua
nave, mentre invece, ai piedi della dea, è sdraiato un cinghiale, che prima di essere tale era un membro
dell’equipaggio.
La maga siede su un trono scolpito e tiene in mano da una parte la bacchetta magica e dall’altra la coppa
col. In più notiamo anche i fiori viola, dell’incenso che brucia sul treppiede, che sono sparsi sul pavimento,
dove è disegnato anche un rospo.
Il trono è posto più in alto di Ulisse, in segno di superiorità. La dea viene idealizzata vestendola di peplo
(abito nazionale della Grecia classica) azzurro e disegnandola in modo attraente, per rappresentare la sua
irresistibilità e attorno a lei sono posizionati vari oggetti simbolici e allegorici.
Inoltre, lo specchio circolare, svolge più funzioni:
1. Mostrare che Circe è figlia del titano Elio;
2. Riflette lo spazio retrostante, dando “anticipazioni”;
3. Raffigura Ulisse e la sua nave ormeggiata nel porto;
4. Racchiude la visuale dello spettatore, in modo tale da trascinarlo all’interno di quel mondo.
Waterhouse ritrae altre volte la subdola Circe, e questo ci fa pensare che abbia un vivo interesse e senso di
ammirazione per questo personaggio. Tenendo conto anche che nello stesso anno dipinge “Ulisse e le
Sirene”, dove il tema di femme fatale ritorna e il tema di una donna che fa del male a un uomo risulta
notevole. A causa di questa sua tendenza si ritiene che Circe sia una metafora dell’ansia e della paura
provata dalla società vittoriana e dalle donne.
Personalmente condividiamo la passione di Waterhouse per Circe. La troviamo un personaggio davvero
intrigante e stuzzicante. Ci interessa specialmente per ciò che rappresenta, ovvero l’istinto a cui i deboli
soccombono diventando simili a bestie, come se la trasformazione fosse il prezzo da pagare per aver
erroneamente ceduto a una tentazione. Col tempo Circe assumerà il titolo di “maestra della seduzione
calcolata”, difatti, tramite un inganno, riesce a sedurre Ulisse e a trattenerlo per un intero anno sull’isola.
Interessante come Ulisse viene sempre rappresentato come un uomo particolarmente sveglio e astuto, che
riesce, con i il suo ingegno, ad aggirare qualsiasi ostacolo, ma come davanti a una donna, figura da sempre
ritenuta minore o poco rilevante, lui non riesca a liberarsi e necessiti l’intervento di Ermes e di Zeus.

10/04/2023

Articolo a cura di

Elisa Sala

IL BANFO

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