M – una lezione di storia, antifascismo e coscienza


Nel 2019 il prestigioso Premio Strega è stato vinto da Antonio Scurati (Napoli, 1969) con il suo romanzo “M – Il figlio del secolo”. Successivamente l’autore ha pubblicato altri due libri, “M – L’uomo della provvidenza” e “M – Gli ultimi giorni dell’Europa” che, assieme ad un quarto romanzo ancora in lavorazione, formeranno una tetralogia sulla storia del fascismo italiano proposta dal punto di vista del suo fondatore, Benito Mussolini. La monumentale opera di Scurati, che si compone complessivamente di migliaia di pagine accompagnate da un’accuratissima citazione delle fonti, alle quali lo scrittore presta una fede assoluta arrivando a riportare le esatte parole dei quotidiani dell’epoca e delle lettere e dei diari dei protagonisti, dà una visione a 360° di ciò che fu il fascismo, come nacque, cosa divenne e come incise nella Storia.
I romanzi sono una dettagliata ricostruzione della parabola storica, politica e sociale che portò un umile maestro elementare romagnolo con un’ardente passione rivoluzionaria a diventare il Duce degli italiani. Scurati riesce a coinvolgere il lettore con una prosa che fa leva sui suoi sensi ricorrendo di sovente ad elaborate metafore e riuscendo ad imprimere l’incalzare dell’azione anche nei ricorrenti momenti descrittivi, riflessivi e di dialogo. Utilizzando quest’abilità stilistica inaspettata per un romanzo che tratta di storia al limite del saggio, l’autore immerge il lettore nel clima dell’epoca, permettendogli addirittura di scoprirsi, forse con un fremito d’orrore, ad immedesimarsi nell’uomo che ha tenuto il nostro paese in catene per oltre vent’anni. Passo dopo passo, Scurati ci accompagna sulla via crucis disseminata di sangue e violenza che portò al potere i fascisti, cosicché alla fine del terzo libro, quando ci troviamo accanto ad un impettito Mussolini che, in divisa militare sul balcone di Palazzo Venezia, a Roma, sta annunciando al popolo d’Italia l’ingresso della nazione in una guerra che la trascinerà del baratro, e ci voltiamo indietro, non ci sembra vero che l’uomo che ci sta vicino sia lo stesso Mussolini che all’inizio del primo libro avevamo imparato a conoscere come squattrinato giornalista che incitava un gruppo di esaltati reduci di guerra e anarcoidi schizofrenici a dare l’assalto alle sedi dei socialisti. Eppure, siamo partiti proprio da qui, ed oggi non ci sembra vero di essere nel più importante centro di potere dello Stato. Scurati riesce nella difficile impresa di raccontarci i fatti senza dipingere Mussolini e i suoi gerarchi come mostri o come pazzi, ma come semplici esseri umani, senza per questo rinunciare a condannarli. Questo è molto importante, perché spesso noi tendiamo a liquidare i criminali, i violenti, i dittatori, come “pazzi”, diversi, non umani, e ciò perché non vogliamo ammettere che lo stesso brutale odio che li ha guidati potrebbe prendere anche noi, perché vogliamo mascherare la nostra parte di colpa. Ma no, Scurati ci mette invece forzatamente di fronte alla responsabilità collettiva, all’iniziale plauso degli italiani nei confronti del fascismo, visto come un liberatore della Patria dal bolscevismo dilagante, poi scemato in indifferenza e passiva sottomissione nei confronti del regime, ed al fatto che gli squadristi, poi diventati gerarchi, fossero persone normalissime, con i loro sentimenti, le loro ambizioni e la loro sensibilità. “Io odio gli indifferenti”, scriveva proprio in quel periodo il geniale intellettuale Antonio Gramsci, morto giovanissimo a causa dei maltrattamenti subiti dagli stessi squadristi. Il popolo è spesso presentato come stuprato dal potere, vittima di una piccola cerchia di malvagi. E invece Scurati ci insegna che non è così, che quel vergognoso amplesso che vide uniti il fascismo e gli italiani fu consenziente da ambo le parti. Gli italiani non badarono alla violenza, subirono il fascino dell’uomo forte, si crogiolarono beati nelle fasulle prospettive di grandezza enunciate dalla propaganda. Ed infine, ecco, quello che era un romanzo storico sul fascismo è diventato un’analisi del rapporto tra massa e potere, un invito a non lasciarsi ammagliare dalla sirena dell’autoritarismo. E, come diceva Gramsci, ad odiare gli indifferenti.

13/04/2023

Articolo a cura di

Mattia Fantini

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