Chirurgia Robotica


La chirurgia robotica è una variante della chirurgia in cui le operazioni non sono eseguite direttamente dal chirurgo ma, con l’uso di un robot attrezzato, vengono attuate a distanza.

I primi modelli costruiti furono molto semplici: il PUMA (Programmable Universal Machine for Assembly) era infatti costituito da un singolo braccio robotico, leggero e con piccole dimensioni, e fu utilizzato in sala operatoria soltanto all’eseguire di manovre molto delicate, come la biopsia cerebrale, ovvero il prelievo di parti di tessuto cerebrale per una seguente analisi al microscopio.

La rivoluzione arrivò dall’azienda americana Computer Motion, finanziata inizialmente dalla NASA per la creazione di un automa da caricare sugli space shuttle, ma l’idea venne abbandonata, che però diede vita all’AESOP nel 1994 e in seguito allo ZEUS nel 1998. Questi furono i primi macchinari che permisero l’attuazione di operazioni da remoto, grazie alla presenza di un supporto per telecamera laparoscopica (telecamera che permette la visione dall’interno del paziente).

In seguito, nel 2003, con l’acquisizione della Computer Motion da parte della Intuitive Surgical, venne prodotto il sistema chirurgico Da Vinci, ancora oggi indiscusso leader della chirurgia robotica. Il funzionamento di quest’ultimo è molto semplice. Sono presenti 2 principali componenti: il pannello di comando, dove risiede il chirurgo che controlla l’andamento dell’operazione e invia comandi da uno schermo e il robot che esegue l’operazione, un macchinario fornito di 3 o 4 bracci , il che dipende dal modello, ognuno di essi dotato di movimento indipendente, il quale è attrezzato con bisturi, forbici ed elettrobisturi (uno strumento che permette il taglio di tessuti o coagulo del sangue attraverso l’uso di corrente elettrica ad alta frequenza). Inoltre, questo macchinario permette di eseguire diverse operazioni ai seguenti: cuore, occhi, torace, ossa, orecchie, sistema digerente e dorso. Tuttavia non svolge solo chirurgia generale, ma anche chirurgia di trapianto, urologia e ginecologia.

La chirurgia robotica, differentemente da quella tradizionale, porta diversi benefici: una maggiore precisione e controllo da parte del chirurgo sui propri strumenti, incisioni più piccole (da cui deriva il nome di chirurgia minimamente invasiva), la minimizzazione nella perdita di sangue e tempi di guarigione più rapidi e quindi ridotto uso di antidolorifici ed anestetici. Tuttavia, esistono diversi problemi legati all’uso di questi, come i seguenti: il costo, siccome un singolo sistema chirurgico da Vinci completo costa 2 milioni di euro, escludendo gli strumenti che vanno sostituiti ad ogni intervento, i quali costano circa 2.000 euro ad ogni operazione; il tempo dell’operazione, che può raggiungere le 3 ore; la mancanza di un feedback fisico/tattile da parte del chirurgo, che non può dosare esattamente la pressione; e, infine, la possibilità di eventuali guasti, che sono comunque di probabilità molto limitata. Tra il 2005 e il 2008 fu tenuto conto di tutti gli interventi che usarono il Da Vinci in un singolo istituto. In totale, avvennero 1797 operazioni, e furono riscontrati 43 casi (2,4%) di malfunzionamento meccanico e degli strumenti, tra cui avvennero 2 conversioni a laparoscopia manuale (tecnica chirurgica in cui il chirurgo viene aiutato da una telecamera laparoscopica inserita all’interno) e 1 conversione a cielo aperto (tecnica chirurgica invasiva che apre completamente la zona operata del paziente).

Un importante personaggio in materia è Franca Melfi, docente presso la facoltà di medicina dell’università di Pisa e direttrice del Centro Robotico Multidisciplinare di Chirurgia Robotica presso l’Azienda ospedaliera universitaria di Pisa, perché nel 2001 eseguì il primo intervento di trattamento di un cancro ai polmoni.

17/11/2023

Articolo a cura di

Simone Della Chiesa

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