῞Υβρις medievale


Questa mattina, a scuola, come ogni giovedì, le prime due ore sono state dedicate alla lezione di letteratura greca. Oggi, in particolare, il professore ha letto alla classe un estratto del poema omerico “Iliade”: si trattava della descrizione e del discorso di Tersite, contro Agamennone, agli Achei. L’Atride viene accusato dal soldato di “hybris”. Essa, traducibile in italiano con “insolenza”, “arroganza”, è considerata nel Mondo Antico un’offesa intellettuale, in quanto ritenuta un affronto alla “μεσότης” (mesotes), termine che indica la virtù umana dell’equilibrio. Ho appreso che il termine hybris in Greco possiede varie sfumature di significato, tra le quali il professore ha menzionato quella di “equiparazione indebita agli dei”. A questo punto mi chiedo: la hybris può essere confrontata e paragonata alla legittimazione divina del potere spirituale nel Medioevo? Mi rendo conto che a una prima lettura questa domanda potrebbe essere considerata molto azzardata, anzi, troppo, perché un salto temporale così ampio, ossia da Grecia Antica a Medioevo, sarebbe alquanto anacronistico. Tuttavia, tramite un’attenta analisi si può affermare che non si tratta di un’ipotesi eccessivamente ardita.
Ovviamente non possiamo servirci dell’accezione di un termine non contemplata in una specifica mentalità (nel nostro caso quella medievale). È proprio per questo motivo che, in campo medievale, non possiamo parlare di equiparazione indebita agli “dei”, bensì a “Dio”, perché, se parliamo di Medioevo in Europa, ci stiamo muovendo all’interno di un mondo cristiano. Ci troviamo quindi di fronte a una contraddizione di pensiero: se il concetto di hybris, che stando a quanto detto concerne l’ambito religioso, è stato coniato da un popolo di fede politeista, come può essere inserito in una mentalità medievale, e dunque monoteista? La risposta è semplice: per proseguire è necessario ricorrere ad una fusione tra il pensiero greco e il pensiero medievale e non parlare più di hybris greca, cioè equiparazione indebita agli dei, bensì di hybris medievale, cioè equiparazione indebita a Dio. Facendo in tal maniera, abbiamo mantenuto la concezione empia della hybris greca, ma l’abbiamo adattata ad una mente medievale, processo obbligatorio per continuare l’argomentazione.
La Chiesa sin dal principio del Medioevo ha avuto un ruolo fondamentale e di grande rilievo politico e sociale, oltre che, ovviamente, religioso. Infatti, l’opposizione, ma allo stesso tempo legame indissolubile, tra Chiesa e Impero è mutevole nell’arco temporale del Medioevo. A prova di ciò potremmo menzionare il “Privilegium Othonis” del 962, con il quale l’imperatore Ottone I afferma la superiorità dell’Impero sulla Chiesa rendendo obbligatoria l’approvazione dell’elezione del papa da parte dell’imperatore. Inoltre, in maniera inversa al Privilegium Othonis, papa Gregorio VII si avvale del “Dictatus Papae” (1075) per dichiarare la supremazia della Chiesa sull’Impero. Tuttavia, pur permanendo uno stato di coesistenza tra la Chiesa e l’impero, nonostante il predominio dell’uno sull’altro seguisse vicende alterne, il papa ha sempre legittimato e mantenuto saldo il suo potere per “volere di Dio”. A questo punto, ai fini di analizzare meglio la figura del papa, si rende necessario approfondirla prendendo in esame proprio quella di Gregorio VII e quindi offrire qualche informazione puramente storica. Siamo nell’XI secolo, periodo di grande rinnovamento economico che vede tra i protagonisti principali anche la Chiesa. Infatti, con il governo degli Ottoni, essa acquisisce un carattere aristocratico, quasi più politico che religioso. Parlare di Chiesa aristocratica, significa riferirsi a una Chiesa afflitta dai flagelli della simonia, ossia la possibilità di comprare cariche ecclesiastiche, e del nicolaismo, ossia la convivenza tra preti e concubine. Il livello di corruzione è dunque tale da sentire la necessità di una riforma ecclesiastica. A questo punto è centrale la figura di Gregorio VII. Egli, infatti, possiede un forte spirito riformatore, su esempio di quello promosso dai monaci cluniacensi, ed è proprio questo spirito che lo porta a intervenire al fine di eliminare la corruzione all’interno della Chiesa. Dopo aver eliminato il matrimonio dei preti e la simonia, Gregorio VII riafferma l’autorità papale con il documento già precedentemente menzionato: il Dictatus papae. Egli, con questo documento, intende affermare con veemenza la sua superiorità nei confronti di ogni individuo e qualsivoglia autorità terrena a causa dell’universalità del potere papale; è lui la persona più vicina a Dio, che rispetta e fa rispettare tramite l’organizzazione della Chiesa la volontà di quest’ultimo. È proprio Gregorio VII che, tra tutti, rende più manifesto l’aspetto divino del papa. Ecco la relazione tra Medioevo e hybris: l’“arroganza” di Gregorio VII nell’accostare la sua persona all’entità superiore. Questo suo atteggiamento, molto poco evangelico, lo porta a contraddirsi, a mio parere, con le sue stesse azioni: il proposito di eliminare la corruzione all’interno di una Chiesa che ha assunto caratteristiche non conformi a quelle assegnatele da Cristo, ha un valore cristiano nella totalità della sua purezza, tuttavia, i mezzi autocratici di cui Gregorio si serve lo sviliscono eticamente e moralmente. Concluderei citando lo storico Giorgio Falco che ne “La Santa Romana Repubblica”, riferendosi alla riforma ecclesiastica analizzata, afferma: “La riforma è la lotta contro la simonia ed il nicolaismo, ed è nello stesso tempo livellamento, accentramento monarchico di tutta la compagine ecclesiastica in Roma.”. Ora, il lettore potrebbe chiedersi per quale motivo ha letto questo articolo e a quale fine. Io credo che in realtà il nucleo dell’intero scritto sia il fatto che la hybris medievale possa essere considerata un mezzo politico per capire non il fenomeno della riforma ecclesiastica, ma l’atteggiamento e la modalità di pensiero di papa Gregorio VII. Tuttavia, non vorrei commettere anch’ io l’errore di peccare di arroganza spacciando quanto detto come verità assoluta. Non sono né storico né tantomeno medievista, ma nel mio piccolo, da studente, ho voluto tentare di fornire una mia prima interpretazione di un tema medievale di grande rilevanza.

21/11/2023

Articolo a cura di

Edoardo Rancati

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