Acca Larenzia, una vergogna tollerata


Il 7 gennaio cade la ricorrenza dell’uccisione, nel 1978, a Roma, di due giovanissimi militanti neofascisti del MSI, il Movimento Sociale Italiano erede del Partito Fascista Repubblicano, ad opera di ignoti terroristi dell’estrema sinistra e della morte di un altro di loro durante uno scontro con la polizia a seguito dell’aggressione.

Ogni 7 gennaio la commemorazione istituzionale della strage davanti alla ex sede del MSI di via Acca Larenzia, dove avvenne l’attentato, è seguita, di solito alla sera, da una sempre ben nutrita manifestazione di esponenti dell’estrema destra accompagnata rigorosamente da saluti romani, bandiere con croci celtiche ed altri rimandi alla simbologia e alla retorica fascista. Quest’anno, in particolare, la commemorazione serale ha destato particolare scandalo nei social e nell’opinione pubblica. Sono infatti circolate su internet diverse immagini di centinaia di persone, schierate in maniera paramilitare, che tendevano il braccio destro in alto urlando: “Presente!”, secondo un rito di omaggio ai “camerati caduti”, come i fascisti chiamano i loro morti, molto popolare negli ambienti di estrema destra.
Scandaloso, certo, che dopo tutti questi anni e davanti a tutti gli atroci crimini e agli irrimediabili danni causati dal fascismo in Italia e in tutta Europa, ci siano ancora dei cretini pronti ad usare con leggerezza simboli e gesti che sono insozzati del sangue di migliaia di innocenti e a inneggiare alla violenza priva di raziocinio e alla soppressione di ogni libertà (compresa, tra l’altro, la loro).

Ma ancora più scandaloso è che questo genere di eventi siano stati tollerati da tutti i governi, senza distinzione di colore politico, dal 1978 a oggi e che questa tolleranza sia stata difesa dalla Corte Costituzionale che quest’anno, davanti alla polemica suscitata dalla manifestazione, ha dichiarato legittimo il richiamo alla ritualità fascista in ambito prettamente commemorativo. Come se passato e presente non fossero legati indissolubilmente; come se una persona che rimpiange il fascismo ad un punto tale da tentare di riportarne in auge la simbologia non costituisse un pericolo per la democrazia.

Certo, proprio perché viviamo in una democrazia la libertà di pensiero è un nostro valore fondamentale, ma dovremmo tornare a ciò che diceva uno dei massimi teorici della società aperta, il filosofo Karl Popper: la vera tolleranza richiede una ferrea intolleranza nei confronti di coloro che ne minacciano l’applicazione.

31/05/2024

Articolo a cura di

Mattia Fantini

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