Aborto: una questione bioetica, politica o di diritti?


Giustizia. Diritti. Vita. Libertà. Scelta. Emancipazione. Tutti questi concetti sono racchiusi in uno ancora più grande: l’aborto. Questo è un tema però controverso che assolutamente non può e non deve essere preso alla leggera.


Ne avrete già sicuramente sentito parlare, ma forse non sapete che questa parola deriva dal latino e significa “venire al mondo prima del giusto tempo”. Nel campo medico, più precisamente, indica l’espulsione dell’ embrione dal corpo materno, durante i primi 6 mesi, in quanto, dopo tale periodo, il bambino potrebbe nascere e sopravvivere: nel caso in cui si interrompesse la gravidanza, dopo questo periodo di tempo definito, allora si tratterebbe di infanticidio.

L’aborto è una tematica controversa che è ancora oggetto di un acceso dibattito tra i cosiddetti “pro-life”, schierati contro l’aborto, e i “pro-choice”, a favore di esso.
I primi sostengono che si tratti un omicidio anche se il feto non è ancora nato, in quanto affermano che la vita abbia inizio con la concezione. Considerano l’aborto una negazione del diritto alla vita, lo ritengono discriminatorio, inumano, crudele, poiché significa punire il figlio per l’irresponsabilità della madre o del padre. Affermano che l’aborto nuoce alla madre a livello mentale, emotivo, relazionale e fisico tanto da generare un dolore incancellabile.
Al contrario, i “pro-choice” sostengono che un feto diventi essere vivente solo dopo la nascita, quando è in grado di sopravvivere al di fuori dell’utero materno e, soprattutto, ribadiscono che non ci sono ancora dati scientifici che dimostrino che l’aborto causi dolore al feto.
La possibilità di abortire è essenziale per dare alle donne controllo sui propri corpi, è cruciale per l’indipendenza femminile e per poter decidere sul proprio futuro. Inoltre, l’accesso a servizi di aborto sicuro è un diritto umano in quanto la negazione di esso costringe a condurre una gravidanza indesiderata, o a cercare un aborto non sicuro.
L’aborto è necessario al fine del raggiungimento della giustizia sociale e di genere.
Tuttavia, questo non deve essere assolutamente visto e vissuto come una scusa per non utilizzare adeguatamente contraccettivi o comportarsi superficialmente: l’aborto è sì un diritto ma, al tempo stesso, non deve assolutamente porre in secondo piano una corretta educazione sessuale. Infatti, l’aborto costituisce comunque un trauma fisico ed emotivo per la donna.
La stessa Chiesa, nel corso della storia, ha cambiato la propria pozione a riguardo: San Tommaso d’Aquino nel Medioevo riteneva che un feto divenisse un essere umano dopo 40 (se maschile) oppure 80 giorni (se femminile) e che solo a quel punto avesse l’anima. Tuttavia, a partire dal XVII secolo, il feto è considerato una persona a tutti gli effetti sin dal momento del concepimento, motivo per cui la Chiesa è tutt’oggi contraria all’aborto, considerandolo un infanticidio.

In Italia, però, secondo la legge n.194, l' aborto è consentito solo nei primi 90 giorni di gravidanza, durante i quali il feto ancora non presenta cellule differenziate, ed è possibile intervenire per motivi di salute, economici, sociali o familiari.
Ciò è legale dal 1978 e avviene o con metodo farmacologico (fino alla nona settimana) o chirurgico.

Purtroppo, però, non tutto il mondo funziona allo stesso modo….

In Cina, infatti, l’aborto non è assolutamente una questione di diritti o di bioetica ma di politica: è lo strumento per controllare i tassi di nascita e, conseguentemente, la crescita della popolazione. Circa 40 anni fa, con la politica del figlio unico, la Cina ha cercato di limitare i diritti riproduttivi delle donne, costringendole ad abortire con la forza, per evitare una crescita incontrollata della popolazione. Oggi, nonostante il paese rimanga il più popoloso, i suoi tassi di natalità sono tra i più bassi al mondo e, in seguito ad anni di sterilizzazioni forzate, ora limitano gli aborti, permettendoli solo “per valide ragioni terapeutiche”.

Inoltre, a Gennaio la Polonia ha annunciato l’entrata in vigore della legge che vieta l’aborto, salvo per incesto, stupro o pericolo per la vita della madre.

Recentemente, invece, in Texas l’aborto è diventato illegale da quando si sente il battito del feto, ovvero intorno alla sesta settimana, quando spesso le madri non sono ancora consapevoli di essere incinte, negando alle donne il diritto di decidere e di controllare il proprio corpo, mettendo in pericolo la vita di queste, rendendole più vulnerabili.


Dunque… L’aborto è il diritto della donna di poter decidere sul proprio futuro, sulla propria vita, è ciò che la protegge e tutela in caso di incesto o stupro, è l’unico metodo per non rendere questa pratica più pericolosa, clandestina e inaccessibile a coloro che sono più povere.
È, però, innegabile che questa sia una tematica difficile, complessa, controversa, che non possiamo né trascurare, né estremizzare.

18/10/2021

Articolo a cura di

Rebecca Rivolta

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