Lolita, il più celebre romanzo di Vladimir Nabokou, pubblicato per la prima volta nel 1955 dopo che ben quattro case editrici americane lo rifiutarono: scabroso, abominevole, scandaloso, immorale, ma destinato a diventare un best-seller con oltre cinquanta milioni di copie vendute in tutto il mondo.
Ma chi è Lolita? Secondo la cultura di massa è una giovane precoce e provocante, secondo il protagonista Humbert Humbert è “la mitopoietica ninfetta del bramoso frutteto d’Ottobre”. Il libro è il racconto di un uomo e della sua passione, attrazione, dipendenza e ossessione per Dolores, l’innocente ragazza dodicenne da lui soprannominata Lolita. Ci si aspetterebbe quindi un romanzo volgare, impudico e triviale, eppure ciò che si legge non è altro che un insieme di frasi illusorie e ingannevoli, spesso nel fascinoso francese, che celano l’osceno e ammaliano il lettore, seducendolo e trascinandolo nel suo mondo di eleganti idee perverse.
Si parla quindi di violenza, pedofilia, sofferenza, disturbi psichici e amore. Per quanto quest’ultima parola potrebbe essere considerata poco appropriata e utilizzarla in un tale contesto potrebbe significare per alcuni infangarne il valore, è proprio l’amore, rivoltante e impudico, ma pur sempre amore, a far esistere non solo Humbert, ma anche il romanzo stesso.
Quello per Lolita è un amore destinato all’immortalità, se non nei fatti, per lo meno nella memoria. Lolita è infatti la sua anima e il suo peccato, il suo sogno e tutto ciò di cui è composta la sua realtà, è capricciosa, civettuola e allettante, è inafferrabile, eppure questo Humbert non lo capisce subito, accecato dalla nivea pelle della sua preda.
Questo libro è stato in grado di affascinarmi e sconvolgermi, facendomi provare disgusto e allo stesso tempo compassione per quell’uomo che parla al lettore senza giustificazioni o nascondigli, come se questo fosse il suo più caro amico, come se fosse il suo diario personale. Alla fine del libro sorge però naturale e quasi scontata una domanda: quante Lolita ci sono nel mondo oggi?