La verginità, l’unica arma in mano alle donne


Fino a pochi mesi fa, in Indonesia era ancora in vigore una delle pratiche più invasive, traumatiche, umilianti e insensate di cui l’uomo può essere capace: le donne dovevano superare un “test della verginità” per entrare nelle forze della polizia, come se questo potesse contribuire al rafforzamento della sicurezza nazionale.

Attenzione, questo articolo tratta di temi che potrebbero risultare sensibili ad alcuni lettori.

Come avveniva questa pratica?
I medici, dal 1965 circa, erano tenuti a controllare che l’imene delle aspiranti soldatesse fosse ancora intatto, inserendo due dita nella vagina della donna, sostenendo che ciò potesse determinare se ella aveva già avuto un rapporto sessuale.

Questa pratica è, però, assolutamente priva di qualsiasi legittimità scientifica. Infatti, le lacerazioni dell’imene possono essere dovute anche a motivi non legati al sesso: si tratta di un test non solo inutile e insensato dal punto di vista scientifico, ma anche e soprattutto di un trattamento inumano e degradante, che indubbiamente viola i diritti umani.

Tuttavia, per anni la frangia progressista non è riuscita a trovare il consenso per mettere al bando questa procedura, specchio di un culto della verginità profondamente radicato in quello che è il più grande Paese musulmano al mondo.
Sebbene l'Islam sia un universo frammentato e non monolitico, con correnti felicemente femministe che tentano di crescere numericamente sempre di più, queste faticano a trovare consenso in un Paese in cui sono nati movimenti antifemministi capitanati proprio da donne, come Indonesia Tanpa Feminis e l'Indonesia Without Feminists. Questi movimenti rivendicano posizioni conservatrici su temi come aborto, auto determinazione e, appunto, verginità.

Si tratta, dunque, di un contesto ostico nell’ambito dei diritti delle donne.

Ma come veniva, comunque, giustificato questo esame?
“Il decoro, l’onore e la moralità delle forze armate.”
“Il valore essenziale e inderogabile della verginità femminile in un Paese così conservatore.”
“La necessità di misurare la personalità e mentalità di chi viene chiamato a proteggere il Paese.”
“Una questione di sicurezza nazionale”

Come se lo stato mentale di una donna, nel caso in cui avesse già perso la verginità, fosse cambiato e l’avrebbe resa inadatta a diventare un soldato.

Un test a cui certi funzionari attribuivano una tale essenzialità da sottoporvi anche coloro che avrebbero sposato un ufficiale e di proporre di farlo fare, perfino, alle studentesse, minacciando di espellerle dalla scuola se l’esito fosse stato negativo, e di negare il diploma liceale se si fossero rifiutate di farlo.

Già nel 2014 e nel 2015 Human Rights Watch aveva fatto appello per mettere al bando questi esami vaginali obbligatori.

Dopo decenni in cui queste richieste non sono mai state prese neppure in considerazione, è arrivata la svolta: tra luglio e agosto del 2021 è stata annunciata l'eliminazione del test della verginità. Infatti, il capo dell’esercito generale Andika Perkasa ha precisato che che il controllo medico previsto per il reclutamento dovrà limitarsi a valutare se le candidate siano capaci di accedere all’addestramento oppure no, come già succede per gli uomini, abolendo la valutazione dell’integrità dell’imene delle donne.

Ciò significa che, dopo quasi mezzo secolo di umiliazione e trauma per le aspiranti soldatesse, questa pratica è stata finalmente messa al bando, eliminando un giudizio “morale” sulle aspiranti soldatesse, per altro, mai applicato sui colleghi maschi.

Ci sono storie di ragazze che hanno rinunciato al proprio sogno, vergini o meno, per ribellarsi a questo test umiliante: un prezzo che, però, hanno pagato tante altre reclute femminili, pur di entrare nell'esercito; ma si tratta pur sempre di un trauma che non si dimentica.

Sfortunatamente l'Indonesia, tuttavia, non era certo l'unico Paese ad applicare questo esame.

Nel 2016 il sindaco di una remota località del Sudafrica del distretto di Uthukela ha premiato 16 studentesse con una borsa di studio per essere rimaste vergini e per averlo dimostrato sottoponendosi al test delle due dita.

In India forze dell'ordine e medici ospedalieri sottopongono a questo abuso le vittime di stupro che denunciano la violenza.

Un test senza validità scientifica.
Un esame discriminatorio nei confronti delle donne.
Un abuso.
Un trauma indimenticabile.

Oggi è stato abolito in Indonesia.

Ma la strada da fare è ancora lunga.

25/01/2022

Articolo a cura di

Rebecca Rivolta

Immagine a cura di

Michela Fassina

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